dialoghi e pareri, interviste

Dialogo con Giorgio Canali

Ho conosciuto di persona Giorgio Canali un po’ più di due anni fa, quando abbiamo entrambi partecipato a una serata riminese dedicata alle Murder Ballads di Nick Cave. Io, lui e una valente ciurma di musicisti che comprendeva anche Andrea Garbo e Vincenzo Vasi eravamo una sorta di backing band che faceva da colonna sonora alla recitazione dei testi di Cave, tradotti in italiano ed eseguita da altri musicisti (tra gli altri, Cristiano Godano, Omar Pedrini e Marco Parente). In quell’occasione ho avuto modo di apprezzare non solo uno dei pochi “eroi” del panorama musicale italico, ma anche una gran bella persona, solo in apparenza burbera e ruvida tanto quanto spassosissima e di cuore quando ci parli. Logico dunque pensare che, prima o poi, sarebbe stato un ospite perfetto per lo Zigomo Gelido: questione di tempo, ed ecco la chiacchierata con questo pezzo di storia del rock italiano (oltre alla sua attività solista con i Rossofuoco, basti citare la triade CCCP-CSI-PGR), un ottimo protagonista di un romanzo di Celine o di una di quelle serie tv americane che anche Giorgio adora, come leggerete più sotto.

Giorgio, considero te e pochissimi altri in Italia (mi viene in mente Federico Fiumani) come esempi di musicista integerrimo, tutto d’un pezzo e incorruttibile. Mi piacerebbe chiederti se ti è mai capitato di sentirti in qualche modo “comprato” da qualcuno, o che si stesse tentando di farlo. “La roba marcia non si compra, non la vuole nessuno! Scherzi a parte, non ho mai avuto davvero una sensazione simile: forse ai tempi dei CSI abbiamo sentito qualche pressione in più, anche se in quel caso c’era la voglia (totalmente folle, visto che avrebbero preso non un solo personaggio marcio, ma un intero gruppo di marci) di comprare l’intero pacchetto, ma niente di più”.

Te lo chiedo perché, invece, negli ultimi anni mi è capitato di notare con dispiacere come molti musicisti, che fin da ragazzino stimavo, abbiano fatto scelte artistiche non esattamente irreprensibili… “Beh, prendi Sanremo, io ci andrei al volo, ne parlavamo anche ai tempi dei CSI, solo che quando volevo andarci io non volevano Gianni Maroccolo o Ferretti, quando voleva uno di loro due, gli altri non erano pronti, insomma non abbiamo mai combinato un cazzo. Anche a me non è mai successo, di avere qualcosa di pronto in tempo per il Festival, però non mi dispiacerebbe. Anche se, parliamoci chiaro, in fondo che cazzo c’entro io con Sanremo?”

Restiamo in tema-CSI: siete tornati sui palchi, con Angela Baraldi al posto di Giovanni Lindo Ferretti. Come stanno andando questi concerti (che non sono niente che assomigli a una reunion, sia chiaro)? “Abbiamo semplicemente cominciato a suonare senza pensare, e concerti così distesi, e fatti divertendoci così tanto, addirittura permettendoci di improvvisare dal vivo, non ci è mai capitato di farli, all’epoca, quando invece eravamo più rigidi, impegnati a cercare un rigore che poi spesso non ci riusciva nemmeno di raggiungere. E’ perché? Siamo cresciuti? Mah, più probabilmente siamo invecchiati!”

Negli anni, poi, hai prodotto dischi di una moltitudine di artisti, emergenti, famosi o meno famosi (a fare l’elenco completo non finiremmo più, tra i nomi vi bastino Zen Circus, Marlene Kuntz, Le Luci della Centrale Elettrica). Sei al lavoro con qualcuno, ora? “Mi sono un po’ rotto i coglioni di lavorare sulla musica di altri. Oltretutto, non sono nemmeno nella condizione per cui diventerò mai qualcuno, facendo il produttore, e men che meno farò soldi. Poi mi fa incazzare il fatto che ti metti al lavoro per band e musicisti che hanno davvero talento e fanno bei dischi, che poi non hanno visibilità perché non vanno di moda. Pensa solo a quante cose oggi fanno il botto solo per questo motivo, e invece tantissime altre meriterebbero un successo che invece non arriva. Mica solo in Italia, eh, anche in Inghilterra. Anche tra i gruppi con cui ho lavorato di recente ce ne sono alcuni che musicalmente, come scrittura e come idee, avrebbero tutte le carte in regola e invece fanno una gran fatica, penso a nomi come Nolatzco, Quinto Stato e i toscani Dondolaluva”.

Parliamo di te, allora: a quando il nuovo disco dei Rossofuoco? “Non lo so, ho pronti, musicalmente, quindici pezzi, che poi scremerò fino ad arrivare a dieci. Pezzi violenti e sognanti, alcuni complicati altri meno, nati, come sempre ci succede, in sala prove, suonando tra di noi. Sto finendo di suonare sul disco di Angela Baraldi, lì i pezzi finiti sono sette e sta uscendo qualcosa di veramente magico, ma vedrai che farò in tempo a finire prima il suo disco che il mio. A me mancano i testi, solo che in questo periodo non sto soffrendo, e se non provo sofferenza non riesco proprio a scrivere”.

Non temere, la sofferenza fa sempre in tempo ad arrivare… “Beh adesso mi tocco le palle, però!”

Ah ah, ma no, intendevo che la realtà e la società ti offrono a ripetizione spunti per incazzarti e soffrire! “Ah su questo puoi star sicuro!”

Prendo l’appiglio da qua. Se c’è qualcuno con cui mi va di parlare di quello che pensa sulla situazione in Italia, dal punto di vista politico e sociale, sei tu. Vai, spara a zero! “Una cosa è certa, ed è che in Italia la libertà è in pericolo. Ti posso dire che non sono in alcun modo fan dei Cinque Stelle, ma vedendo il massacro mediatico che da tutte le parti stanno subendo mi viene un po’ da pensare che non si capisce chi sia, la lobby che genera gli attacchi. E’ tutto indifferenziato e uniforme, ed è proprio difficile comprendere da che parte arrivi, da che parte sia chi comanda. Quand’ero giovane, sapevi ad esempio che se leggevi il Resto del Carlino, o il Corriere della Sera all’epoca di Rizzoli, lì c’era il punto di vista di fascisti e democristiani. Oggi come si fa a saperlo?”

Ho avuto modo di conoscere dall’interno dinamiche e “pensiero” del M5S, ti assicuro che se ti raccontassi qualche episodio, a un anarchico come te verrebbe la pelle d’oca… “Ah ma non ne dubito affatto, solo che mi preoccupa molto la montagna di merda che viene sparata indistintamente su una voce che è comunque di dissenso rispetto alla “maggioranza”. Mi preoccupa più il tentativo di zittire questo dissenso, al momento, che le idee che questo dissenso esprime. Io penso che ci sia stato un momento, penso agli anni ’70, in cui le cose in questo Paese si sarebbero potute cambiare. Ora invece no, la vedo veramente dura, specie se pensi che anche persone che hanno sempre votato comunista, ma tipo anche mia mamma eh, ora riescono a votare un democristiano di merda come Renzi. Guarda, io non voto da sempre, sono anarchico e quindi non posso certo dire la mia nel processo democratico, però quello che vedo è che c’è sicuramente una classe dirigente molto preparata nel far fare alla gente quello che la classe vuole”.

Cambio un attimo tema. Leggendo una tua intervista in cui parlavi proprio dei tempi dei CSI, mi ha molto colpito una frase in cui sostanzialmente dicevi che trovavi strano che la gente si stupisse della presunta “svolta” di Giovanni Lindo Ferretti  (Cccp e, in misura minore, Csi hanno sempre giocato, nei testi e nell’estetica, con una iconografia che richiamava quella sovietica e comunista. Il loro leader, Ferretti appunto, invece, ora è apertamente schierato su posizioni rigidamente cattoliche, quasi ascetiche, ndr), visto che Ferretti stesso, quelle cose le ha sempre dette e cantate, almeno da quando lo conosci tu. Mi ha colpito perché è qualcosa che ha sempre stupito anche me, e mi è sempre sembrato invece molto chiaro quello che Ferretti pensava… “Il punto è che la gente vede solo quello che vuole vedere, che le fa piacere vedere e che più aderisce all’immagine che si è fatta di te. Ho sempre detestato i fan che vedevano Giovanni come una divinità, e anche ai miei concerti, quando capita a me, sono proprio quelle le persone che vorrei prendere a calci nel culo e non vedere mai più sotto il palco: quelli lì sono i peggiori”.

Vedo su Facebook che sei un grande appassionato di serie tv. Hai anche messo una foto in cui sfoggi una maglietta con il logo de “Los Pollos Hermanos” (chi ha guardato Breaking Bad sa perfettamente di cosa parlo) che ti invidio di brutto… “Ah secondo me Breaking Bad è una delle creazioni artistiche più belle degli ultimi dieci anni, ma in assoluto: dischi, libri, film, li batte tutti, per la storia, i personaggi, i temi. Di recente ho letto anche una lettera aperta di Anthony Hopkins al cast della serie in cui li elogiava sperticatamente e diceva le stesse cose che hanno fatto amare la serie a me. E intanto in Italia noi abbiamo Don Matteo”.

Tra l’altro secondo me tu saresti perfetto in una serie tv americana. Tipo a fare il poliziotto marcio e sfatto dalla vita in Louisiana… “Ah ah, dici? Beh in effetti ora sono sotto nel guardare una serie, Rake, che parla di questo avvocato dal carattere impossibile, che si deve trovare dei clienti assurdi perché si gioca tutti i soldi che ha nelle scommesse. Potrei fare una parte del genere”.

La versione ridotta nella nostra chiacchierata verrà pubblicata dal giornale per cui lavoro, Bergamo&Sport. Perciò non posso non farti una domanda sullo sport, sul calcio, magari… “E’ facile: il calcio mi fa cagare e l’Atalanta ancora di più!”

Scoppio a ridere. “Però ti posso dire invece che Bergamo e Brescia sono due terre stupende per suonare, perché hanno un grande pubblico e infatti facciamo sempre molte tappe da quelle parti. C’è bellissima gente, nonostante il sostrato leghista che ancora c’è”.

Beh, ma sta calando eh, anche lì… “Sì, è vero. Come a Treviso: i miei amici lì mi dicono che tutta quella terra che un tempo era tipo la capitale della Lega ormai non è più leghista, non hanno più nemmeno il Comune e Gentilini, che un tempo era il capo, non conta più un cazzo”.

Chiudo con un’ultima cosa, visto che sei di Ferrara e ti sei espresso spesso sulla tragedia di Federico Aldrovandi. Come sta andando quella vicenda? “Di merda: quei quattro poliziotti sono tornati in servizio, e c’è una petizione (https://www.change.org/it/petizioni/angelino-alfano-via-la-divisa-agli-assassini-di-federico-aldrovandi-vialadivisa) per cercare di farli andare via. C’è stato un corteo, di recente e c’è anche questa iniziativa per la quale la gente, da ogni parte del mondo, si fa delle foto con la scritta “via la divisa”, che poi vengono pubblicate sui social network. Tutti modi per fare sentire la propria solidarietà alla causa, alla famiglia, e la propria sensibilità. Per ora più di così non si può proprio fare”.

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